Friday, July 1, 2011

Il prominente giornalista Hazara, attivista per i diritti umani e scrittore Kamran Mir Hazar al Festival di Poesia Internazionale di Medellin



Il prominente giornalista hazara, attivista per i diritti umani e scrittore Kamran Mir Hazar al Festival di Poesia Internazionale di Medellin (Colombia)

21 Festival di Poesia Internazionale: l’incontro dell’antilope e la stella

Dal 2 al 9 Luglio 2011

Da Nicole Valentini

Kamran Mir Hazar nasce in Afghanistan nel 1976. Egli rappresenta uno dei più famosi giornalisti del panorama afghano, nonché attivista per i diritti umani e scrittore. Ora vive e lavora a Hønefoss in Norvegia, con la moglie e la figlia di un anno. Mir Hazar è anche il creatore di due tra i siti più letti in lingua persiana: il sito di informazione www.kabulpress.org e il sito letterario www.rahapen.org. Oltra a dedicarsi alla scrittura di libri didattici e a pubblicazioni riguardanti politica e censura, Mir Hazar è un poeta politicamente impegnato. La sua poesia non è influenza unicamente dai poeti di lingua e tradizione persiana, ma anche da scrittori latino americani, come il messicano Juan Rulfo e il colombiano Garcia Marquez. Due sono le raccolte di poesia finora da lui pubblicate: lahn-e tond-e asbi dar ezlâ’-e parvân-e sjodan (The Cry of a Mare about to become a Butterfly) Stoccolma 2009, e prima ancora, Ketâb-e mehr (The Book of Mehr). Un’antologia delle sue poesie tradotte in olandese verrà proposta al Festival di Poesia Internazionale. A causa della critica rivolta da Mir Hazar al disumano trattemento dei rifugiati afghani in Iran, nel 1995 la censura iraniana impedì la pubblicazione della sua prima raccolta di poesie. Nel 1999 scrisse una lettera aperta alle Nazioni Unite, all’UNICEF e all’UNESCO nella quale descriveva la tremenda situazione di numerosi uomini, donne e bambini afghani, lettera che venne poi firmata da 330 intellettuali afghani ed iraniani. Ciò naturalmente non fu accolto molto bene dal regime iraniano. L’ultimo libro dell’autore, “Censura in Afghanistan”, è stato recentemente pubblicato dalla Norway’s IP Plans e-Books. E’ il primo libro che tenta di esplorare la sistematica soppressione della libertà di parola in Afghanistan, la quale è stata caratteristica dominante delle autorità del Paese per centinaia di anni. Nel 2004, Mir Hazar torna in Afghanistan, dove fonda una rivista di critica letteraria. Poche settiamane dopo la pubblicazione viene proibita. In seguito diviene redattore e reporter di radio stazioni di Kabul Kelid (Key) and Salâm Watandâr (Greetings Fellow Countryman!). La sua continua lotta contro il sempre più repressivo regime di Karzai è stata supportata dalla Federazione Internazionale dei giornalisti (IFJ), Reporter senza frontiere e dal Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ). Gli scontri con le autorità e la sua successiva incarcerazione a causa delle sue critiche al Governo hanno profondamente colpito Mir Hazar, tanto da portarlo a confrontare le condizioni delle prigioni locali con quelle di Guantanamo e ha descriverle poi in una serie di cinque poesie intitolata (Writing Virus). Dopo il suo rilascio, Mir Hazar ha iniziato a temere per la sua attività di giornalista e per la sua incolumità ed ha quindi deciso di lasciare il suo paese per sempre. Dopo aver viaggiato fino in India, e con l’intervento dell’ UNHCR, è finalmente giunto in Norvegia. Kamran Mir Hazar ha vinto numerosi premi per il suo lavoro e per i suoi reportage, tra i quali una borsa di studio da parte dell’American Human Rights Watch nel 2008.

Prominent Hazara journalist, human rights activist and writer in International Poetry Festival of Medellín




The 21º International Poetry Festival of Medellín

meeting of the antelope and the star
July 2nd to 9th, 2011

Kamran Mir Hazar was born in Afghanistan in 1976. He is a prominent Hazara journalist, human rights activist and writer who now lives with his wife and one-year-old daughter in Hønefoss, Norway, where he also works. He has set up two much-read websites: the news site www.kabulpress.org and the more literary-focused www.rahapen.org.
Alongside the writing of educational books and publications on politics and censorship, Mir Hazar is a politically committed poet. His poetry is influenced not only by his own Persian-language cultural tradition but also by Latin American writers such as the Mexican Juan Rulfo and the Colombian Garcia Marquez. He has had two poetry collections published: lahn-e tond-e asbi dar ezlâ’-e parvân-e sjodan (The Cry of a Mare about to become a Butterfly) in Stockholm in 2009, and before that, Ketâb-e mehr (The Book of Mehr). An anthology of his poems in Dutch translation will be launched at the Poetry International Festival.
Mir Hazar’s criticism of the general treatment of Afghan refugees meant that his first poetry collection was prevented from being published in 1995 by the Iranian censorship board. In 1999, he wrote an open letter to the UN, UNESCO and UNICEF in which he described the fate of numerous Afghan men, women and children, and which was signed by 330 Afghan and Iranian intellectuals. It was not warmly received by the regime. Mir Hazar’s most recent book, Censorship in Afghanistan, has recently been published by Norway’s IP Plans e-Books. It is the first book to explore the systematic suppression of free speech in Afghanistan, which has been a feature of its ruling authorities for hundreds of years.
In 2004, Mir Hazar returned to Afghanistan, where he set up a critical literary magazine. A few weeks later the publication was banned. He then became news editor and reporter of two Kabul radio stations, Kelid (Key) and Salâm Watandâr (Greetings Fellow Countryman!) His continued fight against Hamid Karzai’s increasingly repressive regime has been supported by the International Federation of Journalists (IFJ), Reporters sans Frontières and the Committee to Protect Journalists (CPJ). His clashes with the authorities have deeply affected Mir Hazar; he has compared the appalling conditions in the local prisons with Guantanamo and later described them in a series of five poems entitled Viroes-e nevesjtan (Writing Virus). After his release, Mir Hazar feared for his own safety and his journalistic projects and decided to leave his country for good. After travelling to India, and with the UNHCR’s intervention, he ended up in Norway.
He has won various awards for his work and critical reporting, including a Hellman/ Hammett grant from American Human Rights Watch in 2008.